L’Europa è qui speriamo duri..., la Croazia 28° membro dell'Unione Europea

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aeneus
view post Posted on 3/7/2013, 15:03




L’Europa è qui speriamo duri...


Martedì, 02 Luglio 2013

Scritto da Dino Saffi

Un sogno accarezzato a lungo è diventato realtà. La Croazia è ritornata nell’alveo di una civiltà alla quale è sempre appartenuta. Fiumi di retorica e luoghi comuni a piene mani hanno fatto da corollario all’ingresso a pieno titolo del Paese nell’Unione europea. Certo, non è tutto vuota retorica. La Comunità Nazionale Italiana, ad esempio, ha buoni motivi per essere felice della caduta, perlomeno parziale, del confine in Istria, che per oltre due decenni aveva rappresentato una barriera innaturale nella penisola. E qui non contano soltanto le motivazioni di ordine pratico, ma anche quelle di carattere psicologico: oggi gli italiani dell’Istria e del Quarnero si sentono più vicini alla Nazione Madre, di nuovo parte di un unico spazio di cultura e civiltà.
A parte la gioia per la possibilità di viaggiare più agevolmente, senza lungaggini eccessive alle frontiere, va detto che nell’insieme la festa per l’entrata nell’UE è stata piuttosto sotto tono, quasi una brutta copia dei veglioni di San Silvestro. Buona parte della popolazione ha accolto con un misto di apatia e rassegnazione lo storico evento. In altri termini, l’Europa è arrivata, ma i problemi di ogni giorno restano. La Croazia entra nell’Unione europea in quello che sotto il profilo economico è senza dubbio il momento peggiore della sua recente biografia nazionale. Da quando è scoppiata la crisi globale, nel 2008, il quadro complessivo è andato progressivamente peggiorando. I numeri fugano ogni dubbio, a partire da quelli relativi all’attività economica. Di fronte al Paese, è vero, si schiude ora un mercato di 500 milioni di consumatori. La sfida che attende la Croazia è però quella di riuscire a essere competitiva su questo mercato. I precedenti non sono incoraggianti. Per di più diversi economisti sottolineano che la scarsa performance delle esportazioni dipende da un vincolo insano tra pubblico e privato. Molte aziende preferiscono fare affari con lo Stato e con gli enti pubblici, piuttosto che esplorare i nuovi mercati. Un residuo questo, sostengono taluni, della mentalità socialista, dura a morire.
Ci si chiede, adesso, se l’ingresso nell’UE possa risollevare la Croazia. Resta il fatto che l’Europa qualche dote da consegnare ce l’ha. In primo luogo, l’ingresso nell’UE porta alla Croazia un’importante cascata di fondi di coesione e strutturali. Nel periodo 2014-2020 arriveranno tra i 13 e i 14 miliardi di euro. In molti si augurano che questi soldi vengano spesi per migliorare la competitività e aprire nuovi posti di lavoro. L’accesso al mercato unico può favorire, inoltre, in Croazia, una rottura in termini di mentalità, inducendo a guardare più allo spazio europeo, a migliorare le proprie aziende e i propri prodotti, che non a fare sempre affidamento sullo Stato.
Ma c’è un altro problema di fondo, come tratteggiato da Dejan Jović, analista capo nell’Uffcio del presidente della Repubblica Ivo Josipović. Infatti sull’ingresso nell’UE, l’élite politico-economica croata ha raggiunto e conserva un consenso quasi unanime, ma per ragioni diverse, argomenta Jović. “Per quella che definisco la ‘Croazia liberale’, l’UE rappresenta lo strumento per ampliare le libertà personali, rafforzare la sicurezza, ma anche porre un freno a eventuali derive nazionaliste”.
Per il consigliere di Josipović, le ragioni della “Croazia conservatrice” per sostenere il progetto europeo sono invece profondamente diverse: “Per questa parte politica rappresenta il ritorno della Croazia nella ‘casa europea’ di cui ha sempre fatto parte, e uno strumento per rafforzare le differenze” con la parte centro orientale dei Balcani, che rientrerebbe in un’altra sfera di civiltà.
Non mancano poi, sempre secondo le valutazioni di Dejan Jović, riportate dal sito Osservatorio Balcani e Caucaso, le preoccupazioni su quella che viene avvertita come una potenziale perdita o limitazione della sovranità recentemente raggiunta. “Per molti l’Unione somiglia pericolosamente alla defunta Jugoslavia e il legare il proprio destino a quella che si prefigura come una possibile ‘nuova federazione’ raffredda l’entusiasmo verso il progetto europeo”.
E qui, va detto, circola una barzelletta, che qualcuno, con fare anche serio, ripeteva per strada la notte fatidica dell’entrata in Europa: “La Croazia finora ha fatto parte anche di altre unioni statali, ovvero l’Austria-Ungheria e la Jugoslavia, e tutte sono finite male. I croati non hanno visto l’ora di sbarazzarsene e sono riusciti nell’intento. Ora tocca all’Unione europea!?”. Speriamo di no, vale la pena di auspicare che la barzelletta resti tale e non si trasformi in realtà, come il sogno di cui si parlava all’inizio...

da La Voce del Popolo
 
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