| Da “il Gazzettino” di lunedì 10 gennaio 2011
CAI CITTA’ DI FIUME, 125° IN “ESILIO” di Adriano Favaro
L’idea venne ad un viennese, l’architetto Ferdinand Brodbeck, appassionato di montagna, impegnato in quei mesi nell’edificazione del nuovo teatro comunale. Costituire un club alpino in una città di mare poteva apparire un’eccentricità. In Italia il CAI era allora costituito da nemmeno cinquemila soci, sparsi in 26 sezioni (nel Veneto erano solo quattro: Agordo, Auronzo, Verona e Vicenza; in Friuli-Venezia Giulia tre: Udine, Gorizia, Trieste). Ma la passione per la montagna era per i cittadini di Fiume un collante potente quasi quanto la Koinè culturale italiana che si manifestava, prima di tutto, nell’uso della lingua di Dante e Manzoni, loro riconosciuto dal Regno d’Ungheria al quale la città, di grande tradizione marinara e industriale, era sottoposta fin dal 1776. Ai primi soci fondatori, trenta, se ne aggiunsero nel giro di pochi mesi altre decine e fu così che sul finire del 1885, 125 anni fa esatti, il sodalizio poteva vantare 130 iscritti, numero destinato a raddoppiare nel giro di soli tre anni. Di pari passo cominciarono anche intense relazioni con soci esterni sparsi da Budapest a Venezia e con sezioni del Club Alpino Italiano, sodalizio ai cui convegni annuali l’associazione partecipava e al quale avrebbe aderito nel 1919, quando la domanda della sezione fiumana venne accolta, prima ancora che la città fosse annessa ufficialmente al Regno d’Italia. In 125 anni di vita, la sezione di Fiume del club alpino ha vissuto, attraverso i suoi iscritti (che presieduti dal matematico “padovano” Tomaso Millevoi, sono oggi tra soci effettivi ed aggregati circa quattrocento) pagine alpinistiche ragguardevoli e capitoli di storia dolorosissimi (l’esodo dalla propria terra con l’abbandono forzato di ogni avere all’indomani della conclusione della seconda guerra mondiale). I suoi soci – i “vecchi” fiumani per nascita ai quali si sono aggiunte nuove generazioni – continuano a ritrovarsi per “fare” insieme cose e cammino. Così è nato nel 1964, all’ombra del Pelmo, dalla trasformazione di un’antica malga, il rifugio Città di Fiume. “Non tutti ricordano dov’è Fiume, spiega Dino Gigante, ex presidente della sezione. Coloro che lo sanno la collocano più nella storia che nella geografia, più con D’Annunzio che al terzo vertice, dopo Trieste e Pola, di quel triangolo rovesciato che è l’Istria”. “Una città – prosegue Gigante – che l’Italia aveva ottenuto a fatica, dopo la prima guerra mondiale e che ha perduto dopo la seconda, quando più del novanta per cento dei suoi abitanti fu forzata a lasciarla”. E le vicende di Fiume conducono a una domanda: “Cos’è una città? – continua Gigante – le case, le chiese, le strade, il porto, le fabbriche…..insomma l’urbus oppure gli uomini che vi vivono, che vi hanno formato una loro civiltà, la civitas, appunto?” “Tutte e due insieme, ovviamente – afferma Gigante – le cose e gli uomini. Ma quando sopravviene una cesura violenta tra questi due termini, tale civiltà può ancora esistere?” La risposta sta a 1917 metri sul livello del mare, in comune di Borca di Cadore. “Forse in quel rifugio sotto il Pelmo – conclude Gigante – può e deve esserci almeno un’immagine della civiltà fiumana” All’interno del rifugio, restaurato a cura della sezione tre anni fa, mappe dell’Istria e delle sue montagne e una piccola galleria di foto d’epoca: immagini dei sei rifugi “perduti” che il Club Alpino Fiumano gestiva in quella che oggi è Croazia. Fuori una lapide li elenca tutti, mentre sui pennoni, dietro ai quali non appaiono i profili di Cherso e Veglia, ma quelli del Pelmo e Pelmetto e, più in là, del Civetta e della Marmolada, sventola, a fianco della bandiera italiana, il vessillo della città di Fiume, con l’aquila poggiata su una cornucopia dalla quale sgorga copiosa l’acqua. E un motto: “indeficenter”, senza mai venir meno. Fiume si dice Rijeka, in Croato; in ungherese, un tempo, Szentvit e oggi Fiume. In sloveno Reka; in tedesco Sankt Veit am Flaum (S. Vito è il patrono della città); in friulano – come specifica Wikipedia – Sant Vit di Flum o Flum dal Cjarnar.
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